I Goumier hanno lasciato tutto e si sono alzati per partire in un mondo inesplorato:
il deserto. Nessuna montagna, mare o terra potranno rubare loro il deserto. Scegliere terre
troppo accoglienti per vivere le loro avventure sarebbe un fallimento, perché‚ è solamente nei
luoghi aridi e monotoni, sotto la luce abbagliante del sole e nel grande silenzio, che scoprono il
santuario di Dio: il deserto è questo luogo sacro! Nel fascino e nel timore di queste solitudini dei luoghi
deserti, il Goumier incontra prima di tutto se stesso e Dio in un lungo a tu per tu. Terra dello Spirito, il
deserto non è un luogo dove si sta zitti senza dire una parola; la contemplazione nel silenzio, l'ascolto del
Creatore attraverso la bellezza del creato, sono l'atteggiamento che il Goumier riesce a vivere dopo tre o quattro
giorni. Si capisce bene, che in queste terre aride, l'avere ha ben poco peso. Ciò che conta è l'essenzialità.
I Goum sono una scuola di povertà, non si disquisisce sulla povertà, ma essa è vissuta in prima persona. Come il
povero non ha niente, così il Goumier lascia il superfluo a casa e fa a meno di orologio, macchina fotografica,
e soprattutto dei soldi, per farsi ricco di essenzialità. Come il povero ha fame, così il Goumier mangia il giusto...
Come il povero è vestito senza lusso, così il Goumier si riveste della djellaba, vestito del beduino, non come una
divisa ma come un segno della fraternità vissuta. Povertà sì, ma non miseria: per questo il Goumier non dimentica,
per esempio, il suo rasoio, e un fiore è sempre benvenuto per abbellire la djellaba.
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